Juventus: punti preziosi e mercato

Si riparte dal Genoa, da una buona prestazione e tante polemiche. La Juventus è stata fortunata: il fallo non era in area di rigore e a velocità normale era difficile accorgersene, tant'è che i giocatori rossoblu non hanno protestato. E si badi bene ho detto fallo, perché Gasperini forse confidava in un'ennesima rivincita e invece, dopo i favori arbitrali ricevuti nella gara d'andata, è rimasto tanto deluso da convincersi che Del Piero non è stato toccato e che fosse in fuorigioco. Preziosi, uomo dalle sette vite sportive, ha addirittura tirato in ballo lo stile Juventus e la lealtà sportiva del capitano bianconero. Poi però ha aggiunto che i rapporti tra le società restano ottimi. Diciamo che non che non ci giurerei. Non è mancato neanche il contributo di Mourinho che si preoccupa sempre di infiammare e addomesticare l'aspetto mediatico a proprio vantaggio.

Ancor di più dopo l'assegnazione della panchina d'oro all'italiano Allegri, vista la considerazione che ha per il nostro calcio e quanto si è adoperato per convincere Moratti a spendere. Per smentirsi hanno già prenotato Ranocchia e puntano Fabregas. Infine Baraldi, Dg del Bologna, in vista della gara di domenica si è così espresso: "Io ho visto quello che è successo sui campi in cui ha giocato la Juventus nelle ultime 2 domeniche: spero vivamente che sia un argomento di discussione per la classe arbitrale. Personalmente mi auguro che chi arbitrerà Bologna-Juventus sia sereno e soprattutto obbiettivo: il calcio è uno spettacolo che ha bisogno di essere credibile e per esserlo ha assoluta necessità anche di attenzioni da parte degli arbitri". Basta una buona partita per ridare alla Vecchia Signora lo smalto dei bei tempi.

Ma bando alle ciance, quel che conta è che la Juventus si stia ritrovando. Lo dimostra anche il successo in rimonta con l'Ajax. Zaccheroni alla fine della gara ha elogiato ampiamente Del Piero, rinnovandogli pubblicamente la fiducia che ha riposto in lui sul campo e nello spogliatoio.

Decisiva è stata comunque la diagnosi del tecnico sulla crisi e il programma che ha saputo impostare per superarla di slancio: tattica, testa e preparazione differenziata. All'indomani dell'incontro di Europa League però l'attenzione si è focalizzata sulle voci di mercato che vorrebbero i bianconeri interessati ad un giovane talento proprio dei lancieri. Si tratterebbe del ventiduenne difensore Gregory Van der Wiel. Il condizionale è d'obbligo perché a calciomercato.it uno dei rappresentanti del giocatore ha smentito tale ipotesi: "Non è vero quanto si dice: la Juve non è interessata a Gregory. - ha detto Franjo Vranjkovic - Ho parlato spesso con la dirigenza bianconera, sono in contatto con Alessio Secco, ma non per Van der Wiel, per un altro giocatore. Per chi? Mi spiace non posso dirvelo". Ve lo diciamo noi. E' Emmanuel Eboué dell'Arsenal e guarda caso Roberto Bettega ha ottimi rapporti con il club di Londra. Secondo quanto riportato dall'emittente spagnola Cadena Ser la Juventus starebbe però effettivamente pensando ad un giocatore dell'Ajax e in particolare a Luis Suarez. Conferme giungono da Martin Jol, allenatore della punta: "Gli osservatori della Juventus sono costantemente accreditati alle nostre partite da novembre".

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La Juventus di Boniperti, 2

L'arrivo di Carlo Parola sulla panchina bianconera coincise col pronto riscatto dei piemontesi. Coi biancocelesti distratti dal male che stava divorando il suo sfortunato allenatore, i torinesi non ebbero particolare difficoltà a rimettere le mani sul titolo nel 1974-1975. Assai più emozionante fu il torneo successivo, capofila di un triennio di assoluta centralità della città di Torino nel calcio nostrano. Per i bianconeri, spesso protagonisti di insperati recuperi, fu stavolta il proprio turno di vedersi sfilare di mano uno scudetto già assaporato: la sconfitta fu ancor più bruciante perché avvenuta per mano dei cugini del Torino i quali, trascinati dai Gemelli del gol Pulici e Graziani, tornarono al successo ad un quarto di secolo dalla sciagura di Superga. Ancor più squilibrato fu il successivo campionato che vide le torinesi come dominatrici assolute, distando di ben quindici punti le inseguitrici: la Juventus del neotecnico Giovanni Trapattoni riuscì a vendicarsi dei granata, bruciando al fotofinish i cugini per una sola lunghezza, oltre a vincere la Coppa UEFA, primo trofeo internazionale del club bianconero. E anche nel 1977-1978 il tricolore fu appannaggio dei bianconeri, che distanziarono stavolta più nettamente il Toro e una temibile neopromossa, il Lanerossi Vicenza del giovane Paolo Rossi.
I Mondiali d'Argentina segnarono un momentaneo rimescolamento delle carte e, in una stagione non certo esaltante, portarono ad un'estemporanea resurrezione del Milan il quale, guidato in panchina dalla vecchia gloria Nils Liedholm, grazie ad un accorto schieramento difensivo, riuscì ad assicurarsi quella tanto sospirata Stella d'oro che così beffardamente se ne era volata via sei anni prima; la medaglia d'onore, e quella d'argento, andarono però al Perugia di Ilario Castagner, prima squadra a riuscire a chiudere la stagione imbattuta dai tempi del Genoa del 1923.
I sogni di gloria dei tifosi rossoneri invece svanirono presto, trasformandosi al contrario del peggiore degli incubi. Il campionato 1979-1980 fu l'anno del dodicesimo scudetto dell'Inter, allenata da Eugenio Bersellini, e guidata in campo da Alessandro "Spillo" Altobelli ed Evaristo Beccalossi, ma soprattutto fu la stagione dello scandalo del Totonero: il 23 marzo la Guardia di Finanza fece irruzione negli stadi arrestando quattordici tesserati coinvolti in un giro di scommesse clandestine e compravendite di partite, gettando nell'occhio del ciclone la Lazio e proprio il Milan, che furono retrocesse a tavolino in Serie B, mentre numerose altre società subirono pesanti penalizzazioni. Per i rossoneri fu la prima discesa nella cadetterìa. Nello scandalo furono coinvolti calciatori di primo livello come Enrico Albertosi del Milan, Lionello Manfredonia, Bruno Giordano e Giuseppe Wilson della Lazio, e Paolo Rossi del Lanerossi Vicenza; quest'ultimo fu squalificato per 2 anni e sarà costretto a saltare il campionato d'Europa 1980 giocato pochi mesi dopo proprio in Italia.
La Serie A uscì dallo scandalo assai indebolita, tanto che per correre ai ripari di fronte allo scadimento tecnico del torneo - certificato dal dimezzamento dei posti disponibili per l'Italia in Coppa UEFA - la FIGC decise di abbandonare la linea autarchica degli Anni Settanta autorizzando l'ingaggio di uno straniero per squadra (dalla stagione 1982-1983 diventarono due). Il campionato italiano fu avvicente fino all'ultima giornata: la lotta per il titolo, nell'anno della finora unica apparizione in A della Pistoiese, fra la Juventus, il Napoli, l'Inter e la Roma del Presidente Dino Viola e del tecnico Nils Liedholm si infiammò alla terzultima giornata, il 10 maggio 1981, in occasione dello scontro diretto fra bianconeri e capitolini al Comunale, quando un gol del giallorosso Maurizio Turone, che le moviole dimostrarono regolare, fu annullato dalla terna arbitrale guidata da Paolo Bergamo. Lo Scudetto venne assegnato nell'ultimo turno, il 24 maggio 1981, con la vittoria della Juventus per 1-0 contro la Fiorentina in casa, e con il pareggio romanista per 1-1 in trasferta a Como, ma il gol di Turone, che avrebbe significato il sorpasso dei romani al vertice della classifica a due giornate dalla fine, divenne uno dei più celebri argomenti di coloro che, negli anni a seguire, sostennero l'esistenza di una sudditanza psicologica dei fischietti italiani nei confronti della società di Casa Agnelli. Argomenti che trovarono subito nuova linfa nel 1981-1982, quando il testa a testa fra i bianconeri e la Fiorentina di Giancarlo Antognoni si risolse solo all'ultimo turno, il 16 maggio 1982, in occasione del quale un gol viola in casa di un Cagliari impegnato in una lotta per la salvezza con Genoa e Milan, fu annullato fra mille recriminazioni, mentre a Catanzaro un rigore molto dubbio trasformato da Liam Brady premiava la Juventus, consegnandole il suo 20° Scudetto, quello della Stella d'oro.

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La Juventus di Boniperti, 1

Nell'estate del 1971 un riassetto societario portò ai vertici della Juventus l'ex capitano Giampiero Boniperti, uomo di fiducia del patron Gianni Agnelli. Imbottendo la rosa di giovani promettenti, e nel quadro di un generale scadimento tecnico del torneo, la nuova dirigenza seppe dar vita ad un ciclo di tre lustri in cui i bianconeri rafforzarono definitivamente il loro primato nell'albo d'oro del campionato.
Nelle prime stagioni la lotta fu col Milan di Nereo Rocco: già nel 1971-1972 il capitano rossonero Gianni Rivera fu squalificato per 4 giornate (ridotte a 2 in appello) per le sue pesanti accuse al Palazzo, ma nel 1972-1973 le polemiche divennero ancor più aspre. Il torneo consistette in una serrata lotta fra i lombardi, i piemontesi e la sorprendente neopromossa Lazio di Tommaso Maestrelli, coi rossoneri favoriti fino allo scontro diretto dell'Olimpico che li vide uscire sconfitti per la pessima conduzione di gara di Concetto Lo Bello, che annullò un gol regolare di Luciano Chiarugi; le tensioni che ne seguirono compromisero la corsa del Diavolo che vide assottigliarsi il suo vantaggio fino all'ultima giornata che lo vedeva impegnato a Verona: stanco per la vittoriosa trasferta greca a Salonicco che in settimana gli aveva fruttato la Coppa delle Coppe 1972-1973, il Milan crollò clamorosamente al Bentegodi per 3-5, subendo il sorpasso in extremis della Juventus. La Fatal Verona lasciò il segno nella società rossonera, aprendo un'instabilità dirigenziale ultradecennale che si rifletté in scarsi risultati agonistici. Fu invece pronta la risposta della Lazio che, smentendo chi la considerava una meteora, si propose in vetta lungo tutta la stagione successiva e cogliendo il suo primo storico scudetto, anche grazie ai gol del capocannoniere Giorgio Chinaglia.

source : wikipedia, juventus

Apprezzamento compattezza Zaccheroni bianconeri

 Dopo il successo di Ajax piegato su Europa League e Serie A vincere in Italia, Zac ora sembrava credere in se stessi.


In preparazione per la parte avversa davanti a Bologna, Juventus coach Alberto Zaccheroni pur lodando la sua coesione di squadra è venuto da dietro a battere l'Ajax poi nella settimana di metà.
"Il successo contro l'Ajax è più determinato dalla coesione del gruppo, piuttosto che la tattica", ha detto la pagina ufficiale di Zac sul bianconeri.
Zac non si è fermata lì, "Anche se non ho familiarità con i giocatori abbastanza a lungo, ho pensato che avrei potuto negare che credono di aver risolto tutti i problemi. L'ultima cosa che mi è piaciuto di questa squadra è la coesione".
Si aiutano a vicenda, giocando come una squadra e non come individui. Non abbiamo ottenuto nulla e ci stavano cambiando la posizione della squadra ", ha continuato.



source : goal.com

La Juventus del Quinquennio d'oro

Nel 1930-31 iniziò l'epopea della Juventus di Edoardo Agnelli, che in estate aveva ingaggiato dall'Alessandria l'allenatore Carlo Carcano e Giovanni Ferrari. I piemontesi partirono lanciatissimi e, nonostante una leggera flessione che li aveva fatti avvicinare dalla Roma di bomber istriano Rodolfo Volk, si aggiudicarono il loro terzo titolo. I bianconeri si ripeterono subito l'anno successivo, superando in rimonta il Bologna dell'ormai maturo Angelo Schiavio.

Nel 1931-1932 il sodalizio torinese ammise in prima squadra il promettente diciottenne nizzardo Felice Borel, che si rivelò un ragazzo prodigio segnando ben 29 reti in ventotto presenze: fu una scommessa vinta che fruttò il terzo scudetto consecutivo. Nel 1932-1933 fu inaugurato lo stadio Mussolini, poi ridenominato Comunale, che ospiterà i bianconeri per 57 anni. Questa volta le Zebre dovettero rincorrere per lungo tempo la lanciatissima Ambrosiana, ma alla fine fu ancora un successo. Da segnalare, nel 1933-1934, la prima retrocessione del glorioso Genoa, che segnava definitivamente la fine del calcio dei pionieri. A questa andrà ad aggiungersi la retrocessione della Pro Vercelli nel 1934-1935, l'altra grande protagonista della fase precedente la nascita del girone unico.

Dopo il successo della Nazionale ai Mondiali 1934, la Juventus operò un discreto rinnovamento della sua formazione. La nuova stagione fu assai emozionante, con una Fiorentina per lunghi tratti capolista, ed inseguita da bianconeri e nerazzurri. Alla lunga i toscani mollarono però la presa, e la lotta si concluse quando i milanesi crollarono a Roma lasciando ai piemontesi il loro settimo scudetto, il quinto consecutivo. Un record che non verrà mai più battuto. Il 15 luglio Edoardo Agnelli moriva improvvisamente a Genova, ucciso dall'elica del suo idrovolante, dopo che questo era caduto in mare.